Usanze popolari

Usanze popolari Boris Filipović Grčić

Usanze legate agli eventi importanti della vita

Usanze legate al parto

Durante la gravidanza una donna incinta veniva risparmiata dei lavori in casa e nei campi. Solitamente la suocera o l'ostetrica rurale la aiutava al momento del parto, che avveniva in casa, vicino al camino. Solo dopo la seconda guerra mondiale le donne cominciano a partorite nei reparti di maternità degli ospedali. L’usanza più importante legata alla nascita è il periodo di babine, quando la madre e il bambino ricevono visite delle donne di famiglia accogliendo il simbolicamente il bambino nella comunità, anche tramite il battesimo e l’istituzione del padrino che ricopriva un ruolo importantissimo. Le famiglie, infatti, rinforzavano i loro legami per generazioni tramite l’incarico del padrino. Questa consuetudine si è ormai quasi istinta.

Usanze legate al fidanzamento e al matrimonio

Le giovani coppie si conoscevano, per esempio, nella chiesa, ai pozzi, alle feste e fiere popolari. Un’usanza molto interessante è il cosiddetto gonjanje, una specie di “iniziazione” per i ragazzi e le ragazze pronte per sposarsi. Specialmente durante il pascolo di pecore i ragazzi correvano dietro le ragazze che fingevano di fuggire. Tuttavia, talvolta le ragazze fuggivano davvero poiché il ragazzo che gli correva dietro era insistente, ma non le piaceva. È importante sottolineare nel gonjanje era tutto permesso eccetto atti sessuali veri e propri, ma qualche volta il gonjanje finiva proprio in quel modo.

Per i ragazzi e le ragazze pronte per il matrimonio un’altra usanza importante era quella di sijelo e sjedenje ovvero silo e sidenje. I ragazzi interessati alla ragazza venivano a casa sua e uno di loro veniva scelto come il suo futuro marito. La loro relazionee si riteneva seria e portava al matrimonio.

Quando si sceglieva un marito per la figlia o una moglie per il figlio oltre ai genitori anche gli altri membri più anziani della famiglia avevano una voce in capitolo. Era importante anche la condizione finanziaria e le ragazze più gettonate erano quelli senza sorelle, cosiddette dotarice , o meglio ancora, figlie uniche. Si cercava di far sposare prima la sorella maggiore o il fratello maggiore. Tra tante usanze legate al fidanzamento, la più importante era quella di andare a casa della ragazza a chiedere la sua mano al padre. Il futuro sposo veniva accompagnato da uno dei membri maschi della famiglia, il padre o lo zio. Questo incontro si chiamava prsten (anello) o prstenovanje (fidanzamento). In alcuni paesi era consuetudine portare in dono per la sposa sia un anello che un paio di scarpe nel segno di benvenuto nella sua nuova famiglia. Questa usanza è ancora conservata e solo durante il matrimonio quando le scarpe della sposa vengono rubate e il testimone della sposa deve pagare il ricatto per riaverle. Dopo il fidanzamento il padre del futuro sposo andava personalmente a casa della futura sposa a ugovor (contrattare) o a jabuka (mela, perché una mela in cui si trovavano un monete) a chiedere la mano della ragazza per suo figlio.

Pochi giorni dopo anche la madre dello sposo va a casa della futura nuora portando una torta (kolač) che la ragazza condivideva con le amiche. Infine, i giovani futuri sposi si recavano dal parroco del villaggio far far sì che li zanapovidi ,vale a dire, ilche informi gli abitanti del villaggio sul loro matrimonio. Questa usanza è sopravvissuta anche oggi sotto lo stesso nome.

Si potrebbe dire che le usanze descritte rappresentino una sorta di preludio al matrimonio imminente. Prima del matrimoneio la ragazza prepara la dote, quindi tutto ciò che porta con sé dalla casa dei genitori alla sua nuova casa: tutto l’occorrente per una nuova vita - lenzuola, posate, sedie, ecc. La situazione economia dei genitori detta la quantità delle cose che la ragazza porta via. L'usanza che la sposa porta la dote si è conservata fino ad oggi.

Per quanto riguarda il matrimonio e la festa di nozze in zone dinariche, è interessante il fatto che il tutto viene organizzato seguendo delle regole rigidissime pressappoco militari il che si riflette nei nomi stessi dei personaggi di nozze. Numero di partecipanti alle nozze dipendeva dalle possibilità economiche dei genitori dei sposi, ma dovevano essere almeno in cinque. Nel corteo nunziale il primo a sfilare era prvinac, seguito da čaus il cui compito era di far ridere gli invitati raccontando barzellette. Seguiva il portabandiera con il tricolore con in cima una croce di ferro sul quale sono innestate delle mele. Di solito il portabandiera era una ragazzo giovane che camminando nel corteo a ogni incrocio faceva il segno della croce con la bandiera per proteggere il matrimonio dal malocchio delle streghe. In effetti, si credeva che le streghe ballassero negli incroci. Dopo il portabandiera c’era il stari svat, il comandante delle nozze. Di solito si trattava di un membro anziano della famiglia dello sposo, padre o lo zio.

Infine, c’era lo sposo, gjuvegija, due testimoni dello sposo comandati da djeverbaša , con una ragazza, jenga. Corteo nuziale si dirigeva verso la casa della sposa, ancora oggi si dice "po mladu", a prendere la sposa. Di fronte a casa sua si svolgeva la trattativa. In particolare, durante la festa di nozze si esibiscono due o tre ragazze e i due testimoni e lo stari svat negoziano con il fratello della sposa, o un suo cuguno se la sposa non ha fratelli, l’acquisto della sposa. Di solito dopo due o tre ragazze usciva la sposa che veniva “comprata” dallo testimone per una somma di denaro . Questo "acquisto simbolico" è sopravvissuto fino ad oggi. Dopo il matrimonio in chiesa era consuetudine tornare a casa dei genitori della sposa per un piccolo rinfresco per dopo andare alla casa dello sposo, la nuova casa della sposa. La sposa eseguiva diverse azioni simboliche per dimostrare la sua appartenenza alla nuova casa e famiglia . Possiamo citare solo buttare le mele sopra il tetto della casa e baciare la soglia della casa prima di entrarci. Queste tradizioni sono ancora attuali in molti paesi.

Poi si mangiava, beveva e festeggiava, e lo stari svat diceva il brindisi, mentre oggi non è insolito che ci pensi la madre dello sposo. Dopo aver mangiato la sposa si recava alla camera da letto accompagnata da uno dei testimoni dello sposo e la jenga, mentre gli altri ospiti del matrimonio cantavano e festeggiavano. Si teneva tanto alla verginità della sposa. Va sottolineato che la verginità della ragazza non era simboleggiata dal vestito da sposa bianco, le donne si sposavano in costumi tradizionali. Il dovere della novella sposa era di alzarsi prima di tutti, di accendere il fuoco e di portare l'acqua dai pozzi. La suocera trovava tutto pronto e intanto la sposa sbrigava altre faccende: trebbiava il grano, raccoglieva legna e foglie, lavava i vestiti, ecc. Alla fine dei festeggiamenti delle nozze prima che gli invitati si dispersero verso le loro case, la sposa preparava per loro una brocca d'acqua (bukara) per lavarsi e i panni per asciugarsi, e loro in cambio le davano dei soldi. Quel denaro era di proprietà privata della sposa. Anche lei li regalava cose portate apposta dalla casa dei suoi genitori. La sposa aveva i regali anche per i suoceri: solitamente articoli di abbigliamento a maglia, fatti con l'aiuto delle sue amiche e parenti.

Pochi giorni dopo il matrimonio, la famiglia della sposa veniva a visitare (cosiddetti pohodjani) la sposa. In quell'occasione, la madre portava un regalo per la figlia sposata, una rocca e un mandrino con un gomitolo di lana.

Tradizioni funebri

Il defunto veniva pianto dai i suoi familiari (cosiddetto naricanje) per la quale la pianto con dei testi ritmici e melodici che enumerano le sue virtù fisiche e spirituali. Nel corso della preparazione della sepoltura del defunto si vegliava intorno al suo corpo, lo si custodiva. L’usanza della veglia è legata all’antica credenza che il defunto si trasformerebbe in un lupo mannaro se un gatto passa sopra il suo corpo. Dopo il funerale la famiglia del defunto preparava un rinfresco per chi è venuto al funerale. Come la festa delle nozze, anche il banchetto funebre dipendeva dalle condizioni economiche della famiglia del defunto. Questa usanza chiamata sedmina esiste ancora e nasce dalla convinzione che i morti nell'aldilà hanno le stesse esigenze come i vivi.

Tradizioni annuali

Tradizioni natalizie e prenatalizie

Per la festa di Tutti i Santi, il primo novembre, la gente assaggia il vino novello. Poiché è una festa piena di allegria, veniva considerata" il Natale prima di Natale ", una sorta di introduzione alle prossime festività natalizie. Prima di Natale si festeggiavano i giorni di materice e očići (termini vezzeggiati per madre e padre) con delle pratiche conosciute solo per la zona dinarica popolata da croati. Il giorno di materice tutte le donne sposate dovevano regalare qualcosa a tutti gli uomini che le facevano gli auguri, e per il giorno di očići valeva il contrario. Queste usanze sono ormai sparite e se le ricordano solo gli anziani.

La festa più importante aspettando il Natale era proprio la vigilia di Natale (Badnji Dan, Badnja Večer, Badnjak). Dal momento che è un giorno di digiuno per la Vigilia di Natale si preparavano pasti a basso contenuto di grassi, oggi in particolare il baccalà. Particolarmente diffusa era l’usanza della preparazione delle pogače, una specie di pane. Nella città di Sinj questi pani si facevano senza il lievito e si chiamavano česnice. Vigilia di Natale è segnata da alcune azioni rituali dovute alla convinzione che la casa, la salute e gli averi della famiglia avevano bisogno di essere protetti dal malocchio. A tal scopo la casa si decorava con edera. Per prima cosa il padrone di casa, prega il rosario insieme ad altri membri della famiglia. Dopo cena porta nella casa tre ceppi chiamati badnjak e li mette sul fuoco nel camino. I tre ceppi simboleggiano la Santissima Trinità, così come la trojica, la candela di Natale. Prima di darli fuoco i tre badnjak venivano benedetti con l'acqua santa.

Il primo badnjak è anche il più grande e il più spesso e porta un’incisione a forma di croce. Viene posato sul lato destro e gli altri due in fila. Quando si portavano i ceppi in casa si diceva una preghiera per i defunti e poi si spargeva la paglia sul pavimento della casa, simbolo evidente della nascita di Gesù ' in una stalla. In un certo senso la paglia simboleggiava la fertilità dato che dopo il Natale veniva cosparsa per i campi e orti, anche per i pollai perché le galline facessero più uova. In alcuni villaggi spettava al padre di famiglia il compito di preparare il pranzo di Natale. Lui rimaneva a casa, mentre gli altri andavano alla messa di mezzanotte. Tutti gli abitanti del villaggio, a parte anziani e disabili, prima di andare alla messa di mezzanotte facevano gli auguri di Natale gli uni agli altri, dato che vivevano nelle comunità abbastanza piccole. Al pranzo di Natale è il ruolo principale ancora una volta lo svolgeva il padre di famiglia. Alla fine del pasto spengeva la candela di Natale con un pezzo di pane intinto nel vino. Questa usanza viene praticata ancora oggi.

Tradizioni carnevalleshe

Nikola Belančić

Tradizioni carnevalleshe

Tra Natale e Pasqua si festeggia Poklade o il Carnevale, il periodo che va dal 6 Gennaio fino al Mercoledì delle Ceneri, quando inizia la Quaresima, il periodo di "purità" e "sacrificio " che si conclude con la Pasqua. Il periodo di Carnevale e segnato da mačkare (maschere) , vale a dire una sfilata tradizionale costituita esclusivamente da uomini che ricoprono vari personaggi dei quali i più importanti sono did (nonno) e baba (nonna). Il nonno è in testa al corteo e ha l’organo sessuale di stoffa o legno. Corre dietro alla nonna e loro simulano l'atto sessuale. L’intero corteo rappresenta le nozze, alle quali manca solo lo sposo. Cantando tutto il giorno il corteo si muove a piedi da casa a casa evitando le casa in lutto per un membro della famiglia e dal villaggio in villaggio. I contadini facevano a gara tra di loro per stabilire chi offriva a mačkare più pancetta e vino. Oltre a quella religiosa, in questa usanza è visibile anche l’influenza della città, della tradizione mediterranea e mitteleuropea, con la figura di Krnjo, Krnjuša ,Krnjeval ... Il popolare Krnje è l'incarnazione di tutti i mali che hanno segnato l'anno precedente. Viene giustizionato, condannato e quindo bruciato al rogo.

Tradizioni legate alla Quaresima e alla Pasqua

Finito il periodo di Carnevale, la inizia Quaresima con le sue festività più importanti: la Settimana Santa e la Domenica delle Palme. La Domenica delle Palme conosciuta come Cvitnica è la Domenica prima di Pasqua. Sabato prima della Domenica delle Palme si raccoglievano i fiori di primavera, di solito violette, e la mattina dopo ci si lavava il viso in acqua con fiori recisi. Dopo si andava alla Messa portando un rametto di abete, di oliva o di alloro per farlo benedire. Il Giovedì Santo le campane smettevano di suonare e il loro " silenzio" durava fino a Sabato Santo. Giovedì Santo era chiamato dal popolo " zeljavi " o "zeleni" (verde), perché quel giorno si mangiava il piatto tipico fatto con verdure selvatiche e pane azzimo. La mattina del Venerdì Santo era vietato lavorare, soprattutto arare, sennò nei campi del vicino di casa. Il pomeriggio si potevano riprendere i lavori, ma facendo attenzione a non ferirsi e sanguinare, perché in questo giorno hanno seppellito Gesù.

Pertanto quel giorno bisognava bere il vino rosso, che secondo la credenza popolare trasforma il vino in sangue. Il Buon Venerdì era e lo è ancora oggi una giornata di digiuno, post zapovidni (digiuno obbligatorio), come la chiamano gli anziani. Si mangiavano i cibi a basso contenuto di grassi e le uova sode si coloravano con dei colori ottenuti da varie piante. In questo giorno si portava in chiesa a farlo benedire un ramoscello intarsiato chiamato baraban. Dopo la Messa lo si batteva contro un banco della chiesa finchè non si spezzava in due. Una parte si lasciava in chiesa, e l’altra si portava a casa e si usava per guarire gli animali malati provocando una feritina nel orecchio del animale. La celebrazione della messa del Sabato Santo era caratterizzata dalla benedizione del pane e uova sode per tutti i membri della famiglia, proprio come oggi. Queste sono le prime cose da mangiare la Domenica di Pasqua. Ciò che è particolarmente rallegra i più piccoli ma anche i grandi, e l’usanza di battere le uova sode uno contro l’altro. In questa partita vince chi riesce a rompere il maggior numero di uova degli altri.

Tradizioni legate alla festa di San Giovanni Battista

La festa di S. Giovanni Battista è la più interessante delle feste estive in quanto viene celebrata il 24 Giugno dunque coincide con il solstizio d'estate. Si festeggiava accendendo il falò, cosiddetto svitnjak, il che spiega il nome popolare di questa festivita, Sveti Ivan Svitnjak. Si accendevano i fuochi nei coertili, nei prati, incroci, e gli abitanti del villaggio si radunavano intorno ci si radunavano intorno. I più giovani si divertivano a saltare i fuochi. Le ragazze invece predicevano la fortuna in amore. Coglievano margherite e ne strappavano via un petalo per volta per sapere se piacciono o meno ai ragazzi. I fuochi di San Giovanni Battista rappresentavano un occasione per socializzare per l'intera comunità del villaggio, ad eccezione di quelli che erano in lutto per i morti. Nella regione del Cetina questa festività veniva celebrata in particolar modo a Grab. Questi riti che includevano i fuochi simbolici per il solstizio d'estate avvenivano in tutte le nazioni slave, e il santo cristiano Giovanni Battista veniva considerato il controparte dio del sole slavo.

Feste contadine

Ivan Alebić

Feste contadine

Feste contadine (derneci) erano occasioni ideali per far conoscere i giovani che si volevano sposare. Di solito erano legate alla festa del santo patrono di un luogo particolare, come a Imotski Nostra Signora degli Angeli , Nostra Signora del Rosario a Vrlika, San Luca a Otok, a Potravlje Santi Filippo e Giacomo, ecc. A Trilj, per esempio, si festeggia il giorno di San Michele. Un’usanza tipica della regione di Sinj era quella di regalare alla ragazza che ti piace grotulje. Grotulja è in realtà una collana fatta di noci la cui lunghezza variava. C’erano collane che arrivavano addirittura a terra e il successo dell singoli ragazze veniva determinato dal numero e dalla dimensione delle grotulje ricevute.

Incontri amorosi a parte, queste feste contadine erano utili per far socializzare tra di loro tutti i membri della comunità di un villaggio. Particolarmente interessanti personaggi legati a queste feste erano i cosiddetti torbari, i venditori ambulanti che vendevano ogni sorta di piccoli oggetti - pettini di legno, specchi, aghi e fili per maglieria e cose del genere. Inoltre si vendeva tabacco, bestiame, frittelle, ecc. Dato che queste feste venivano organizzate in onore del santo patrono sottintendevano anche una messa con una processione che coinvolgeva tantissimi abitanti di ogni singolo paese.

Nikolina Knezović

Fonti e riferimenti:

  • Alaupović Gjeldum, Dinka. "Običaji i vjerovanja". U: Dalmatinska zagora - nepoznata zemlja, ur. Vesna Kusin, 559-581. Zagreb: Galerija Klovićevi dvori, 2007.
  • Bićanić, Rudolf. Kako živi narod - život u pasivnim krajevima. Zagreb: Pravni fakultet; Nakladni zavod Globus, 1996., pretisak knjige I iz 1936. i knjige II iz 1939.
  • Botica, Ivan. "Brnaški narodni običaji za vrijeme svetkovina iz usta Anđe Ivković". Brnaška strana 1 (2005): 18-20.
  • Botica, Stipe. "Pokladni i Uskrsni običaji Sinjske krajine". Cetinska vrila 2 (1994): 15-19.
  • Mustapić, Anđelka. U SUSRET MESOPUSTU: Etnologinja Ivanka Ivkanec podsjeća na erotsku dimenziju povijesti Dalmatinske zagore. Zamiri, daj grotulju, gonjaj se, pa ženi! [online]. Split: Slobodna Dalmacija, 2008. [cit 13.11.2010]. (http://arhiv.slobodnadalmacija.hr/20080113/nedjeljna-prilog07.asp)
  • Ujević, Ilija. Božićni blagdani. Vrhgorsko-imotska krajina [online]. Zagreb: Zbornik za narodni život i običaje južnih Slavena, JAZU, 1896. [cit13.11.2010]. (http://hazu.arhivpro.hr/files/temp/cb9f1ab0469341a4bedcee1436a126b9_out.pdf).
  • Ujević, Ilija. Ženitbeni običaji. Iz Imotske i Vrhgorske Krajine u Dalmaciji [online]. Zagreb: Zbornik za narodni život i običaje južnih Slavena, JAZU, 1896. [cit 13.11.2010]. (http://hazu.arhivpro.hr/?sitetext=119#)

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